La comunita’ contro l’individualismo. Verso il Congresso 2/10

La via del successo per la nostra  Destra.

E’ impensabile ragionare a destra, oggi, come si ragionava venti anni fa.

La “nostra” destra è inserita in un quadro di “offerta” politica più ampia per l’elettorato ed è difficile captare il “voto di opinione” fine a se stesso senza un sostanziale cambio di “visione”, rotta e strategie.

C’è persino una forte concorrenza che non omettiamo di definire “spietata”,  che una certa classe dirigente di “sinistra”, per salvarsi, muove sul versante delle politiche liberali aggredendo un certo elettorato nazionale e riposizionandosi a destra. Nel vuoto post-ideologico lasciato dai leader della sinistra post comunista (non dimentichiamo che persino Bertinotti ha “rinnegato” il suo passato), molta parte di quell’elettorato specie quello più povero e meno istruito, ha traslocato verso la destra populista e guarda anche al Movimento 5 Stelle.

Il nostro “vecchio” elettorato,  parte della nostra ex classe dirigente, ha abbracciato -come al solito –  per opportunismo o per vedute molto limitate, un’altra destra che emerge con percentuali fino a ieri inimmaginabili quella“Lega Nazionale” di Salvini che “lucra” elettoralmente sulla paura, secondo la regola più classica del mercato, ed  investe sulla stessa per scatenare il desiderio di sicurezza.

Quella destra alla lunga non potrà reggere, perché si fonda anche e  fra le altre cose – su una atavica debolezza della sinistra al governo che consiste in un suo limite storico-culturale,  il rapporto con le forze dell’ordine e la sicurezza collettiva ed individuale.

L’altra morsa micidiale che si stringe al collo della “vecchia” destra è l’odio antipartitico scatenato  dal Movimento 5 Stelle anche verso la destra di governo al fianco di Berlusconi nel suo ventennio. I grillini sono un “ibrido” trasversale che incanala in una bolla voluta dal “sistema”, la rabbia sociale del popolo per veicolarla verso il nulla. Non è stato facile captare la rabbia dell’elettorato di Alleanza Nazionale per le scelte di Gianfranco Fini e tutti i suoi ex colonnelli. Difficile crescere rivedendoli ancora in giro e la destra è in crisi anche perché sono cambiati i tempi e la leadership di Giorgia Meloni non riesce a fare il definitivo  salto di qualità non potendo contare su una adeguata classe dirigente in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.

In alcune province i risultati non sono arrivati perché i dirigenti periferici non hanno saputo motivare gli iscritti ed investire il tempo adeguato per convincere le categorie produttive, il volontariato, i singoli.

Si necessita di un ricambio generazionale e se gli spettri del passato, i colonnelli di vecchi fronti  si aggirano ancora nele stanze della programmazione futura sarà difficile essere credibili. Poi bisogna uscire dall’era post ideologica per abbracciare il movimentismo sociale e  nazionalpopolare. Questo è al quanto vitale.

La società ha bisogno di nuove guide che sappiano incanalare le aspirazioni, i desideri, le necessità e la voglia degli italiani, di continuare ad essere “il paese più bello del mondo”.

Dobbiamo andare incontro al bisogno di indicare una via d’uscita alla crisi, dobbiamo farlo con il senso di comunità rispetto all’individualismo radicale su cui invece si sta trincerando per la prima volta nella sua storia, quello che resta della sinistra involuta, arroccata su ininfluenti azioni reazionarie a livello elettorale e scellerate manifestazioni di “presidio” fisico-ideologico a livello locale.

Oggi, saper andare incontro al popolo, non vuol dire solo rilanciare alcune parole importanti che fanno parte della nostra storia:  Dio, identità, Patria, famiglia, sicurezza. Bisogna dare risposte concrete negli enti locali, dove ci sono i nostri amministratori e dove è la prima linea, dove c’è il termometro politico. La sinistra delle Elitè si sgretola al proprio interno, litiga come un consiglio di amministrazione del peggiore condominio, ha perso il contatto con il popolo, con i rappresentanti delle categorie produttive e del lavoro. Ha abbandonato al loro destino gli operai, gli artigiani, i disoccupati.

Oggi le nostre parole sono anche lavoro, casa, salario, ambiente, cultura e uguaglianza.

La sinistra che impone nell’agenda di Governo i diritti civili degli “altri” –  ha abbandonato i diritti primari del suo popolo tradizionale e degli italiani. Ha tradito queste aspettative. In questa confusione, sta per sancire la sua definitiva sconfitta ridotta a E’ corpo agonizzante quale è.

Per noi oggi è necessario guardare fuori dai confini del vecchio mondo; bisogna rilanciare il “nostro” modello di comunità, attraverso una rapida, veloce, salda organizzazione fra le parti sociali e periferiche della società. Chi saprà interpretare questo momento di cambiamento epocale, sarà il nuovo punto di riferimento: l’”uomo nuovo”, colui il quale “con l’esempio”, saprà traghettare il popolo italiano verso più avanzati  traguardi di benessere economico e sociale, compito che spetta a noi, più che ad altri.

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